lunedì 16 aprile 2012

Fruitore Di Nonsense - "Wittgenstein-Haus" STS #007 (14 Aprile 2012)

Io e Valerio ci siamo incontrati nella facoltà di Lettere di Tor Vergata di Roma. Pur essendo praticamente sconosciuti l'un l'altro, un'affinità ci accomunava: ciascuno di noi "creava" ed entrambe avevamo costruito la nostra propria Casa di Edizioni, ciascuna con una sua precisa filosofia. Questo fatto e poche altre battute bastarono perché nascesse una collaborazione tra Haiku Edizioni (Web Press) e SubTerra (Copyleft Label) con la pubblicazione in queste pagine del primo disco di Valerio, Wittgenstein-Haus. Un album intimista, dagli accenti malinconici e nostalgici e solo a tratti più caustici e movimentati, che si discosta nei suoni dagli orientamenti più "indie" di SubTerra, ma che celebra l'atto comune di due ragazzi, deciso e voluto nonostante il deserto che li circonda.

WITTGENSTEIN-HAUS / Un disco che è arrivo e partenza. Che viene da lontano, nello spazio e nel tempo, e che rivendica un ritorno. All'essenza. Il bianco della copertina racchiude in sé tutti gli altri colori. Colori a forma di canzoni. Colori che sbiadiscono, recita Ricordanza, ma che lasciano intravedere la loro intima struttura. Eterna. Un punto di arrivo: 12 canzoni scritte nell'arco di pochi anni, in quel frammento di eternità che è l'adolescenza, e lasciate a maturare e macerare tutto il tempo necessario.  Ad invecchiare, come si fa con il whisky, che con il tempo si trasforma, come per magia si ammorbidisce, ruba aromi e varianti di colori dalle botti di rovere in cui viene lasciato per anni, s'insaporisce dell'aria, della sua rarefazione. Un percorso di arrivo, dunque, fatto di piccoli percorsi emotivi e letterari. Un viaggio cominciato a 17 anni, dalla periferia romana, che ha fatto tappa lunga nella malinconia borghese di Parigi, arrivando, dieci anni dopo, al limite del mondo, sino alle steppe desolate della Mongolia ("Non t'è mai successo di fermarti in un deserto per scoprire di esserti perso?", da Canzone dell'amore ferito). Le atmosfere sottendono tutto questo, mostrando senza dire, senza chiari riferimenti geografici, preferendo semmai citazioni d'altro tipo: Canto notturno in Si minore racconta le gesta erotiche di un poeta senza aura, emulando Les fleurs du mal di Baudelaire; Sangue e terra trasuda richiami a Pablo Neruda; urlano il loro omaggio alle rispettive muse Iperuranio (canzone d'amore dove il sentimento del trascendente è paradossalmente rovesciato nell'immanenza delle piccole cose), Sul viale Karl Johan o la già citata Ricordanza. Wittgenstein-Haus è tutto questo e molto altro. Un disco che mescola, nello stile e nelle tematiche, la tradizione del cantautorato italiano, (Inutile, Il misogino, Berlino Est, Ballata per gente distratta) a sonorità pop-rock semplici ma collaudate (Una donna, Occhi tristi, la stessa Iperuranio). Il tutto magistralmente arrangiato da Alessandro Alicata. Wittgenstein-Haus è silloge di archi e di chitarre, sinfonia di pensieri e parole. Stati d'animo, emozioni, riflessioni, filosofie. 




(disponibile per lo streaming solo nella versione remix per il decimo anniversario dall'uscita cliccando qui)

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